Maria Agamben Federici

Maria Agamben Federici

Dati anagrafici

Cognome: Agamben

Nome: Maria

Nata: L’Aquila, 19 settembre 1899 – Roma, 28 luglio 1984

Cittadinanza: Italiana

Residenza: Italia – Francia Egitto

Stato civile: coniugata con Mario Federici

Professione: Insegnante – Giornalista – Costituente – Politica

Connotati e contrassegni salienti: onna di frontiera, sincera democratica.

Statura: fisicamente media, al di sopra quella morale

Capelli: Scuri

Occhi: Rivolti al futuro

Pittogrammi

La sua storia

Una vita intensa, pervasa dalla passione politica e dall’impegno civile.

Insegnante di lettere nelle scuole medie superiori, giornalista, fu una convinta antifascista e partigiana; sposata nel 1926 con Mario Federici, aquilano, autore di testi teatrali e Critico, durante il fascismo si trasferisce all’estero, a Sofia, in Egitto e a Parigi, dove insegna.

Tornata in Italia nel 1939, a Roma entra nell’associazione “Piazza Bologna” che dà assistenza ai perseguitati politici e prende parte, dopo l’8 settembre 1943, alla Resistenza.

Nei primi mesi del 1945 come Presidente del Centro Italiano Femminile (Cif) chiede l’adesione al Comitato di Liberazione Alta Italia e interloquisce con le istituzioni durante i governi provvisori per promuovere la partecipazione al Voto delle donne.

Coraggiose le Sue prese di posizione nei riguardi di un radicato maschilismo, per cui era inconcepibile che le donne potessero votare indipendentemente dagli uomini di casa. Le sue aperture crearono però tensioni nel Cif, tanto che la Federici decise di dimettersi dalla presidenza nel 1950.

Si occupò sempre attivamente di un tema assai delicato come quello dell’emigrazione che all’epoca, vedeva coinvolti milioni d’italiani che per necessità partivano raggiungendo paesi europei, ma spesso anche extra europei.

E’ stata una delle 21 donne elette alla Costituente dove fece parte della Commissione dei 75. Nel dibattito i suoi contributi rivelavano una visione ampia, non ideologica, precorritrice del futuro. Fu Deputata Dc nella prima legislatura.

Fondatrice del Comitato Italiano di Difesa della Donna (Cidd1950), si adoperò per l’approvazione della legge Merlin (1952) sull’abolizione delle case chiuse. La collaborazione delle donne cattoliche a una legge che trattava un argomento piuttosto scabroso, s’incentrò sul concetto di persona, alla base della dottrina sociale della Chiesa, sia uomo, sia donna, degna di rispetto e tutela anche dopo aver commesso errori.

Il titolo del suo unico scritto, “Il cesto di lana” (1957), riprende un antico canto, che allude al tradizionale destino femminile: «Quando tuo marito sarà alla guerra o al foro, tu avrai per compagno un cesto di lana».

«La donna moderna – nota la Federici – ha ripudiato in maniera definitiva un destino siffatto e si è mossa verso altre mete».

Onorevoli colleghi, l’articolo 33 (ora 37) riguarda la donna lavoratrice e certi suoi particolari problemi. Questo articolo è un riflesso vivo delle gravi ingiustizie che ancora si registrano nella vita italiana. Da qui a pochi anni noi dovremo perfino meravigliarci di aver introdotto questo articolo nel testo costituzionale e per avere dovuto sancire nella Carta Costituzionale che a due lavoratori di sesso diverso, ma che compiono lo stesso lavoro, spetta un uguale retribuzione. Così pure ci dovremo meravigliare di aver dovuto stabilire come norma costituzionale che le condizioni di lavoro, per quanto riguarda la donna, debbono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e materna. Cioè dovremo meravigliarci di aver dovuto introdurre una norma tanto naturale ed umana“. Così Maria Federici all’Assemblea Costituente nella seduta antimeridiana del 10 maggio 1947.

Potere e Testimonianze di Legalità

Potere:la fermezza delle convinzioni, il coraggio di guardare avanti.

Legalità: il rispetto praticato dei diritti per una vita dignitosa di tutte/i gli esseri umani.

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A cura di...

Fabiola Del Vecchio, Annamaria Liberatore